Bullismo

Bullismo

Per BULLISMO si intendono tutte quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito “bullo” (o da parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, la vittima.
Perché si possa parlare di bullismo è necessario che siano soddisfatti alcuni requisiti:
· i protagonisti sono sempre bambini o ragazzi, in genere in età scolare, che condividono lo stesso contesto, più comunemente la scuola;
· gli atti di prepotenza, le molestie o le aggressioni sono intenzionali, cioè sono messi in atto dal bullo (o dai bulli) per provocare un danno alla vittima o per divertimento;
· c’è persistenza nel tempo: le azioni dei bulli durano nel tempo, per settimane, mesi o anni e sono ripetute;
· c’è asimmetria nella relazione, cioè uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce, ad esempio per ragioni di età, di forza, di genere e per la popolarità che il bullo ha nel gruppo di suoi coetanei;
· la vittima non è in grado di difendersi, è isolata e ha paura di denunciare gli episodi di bullismo perché teme vendette

A partire da queste premesse, è importante ricordare che il bullismo non è:
· uno scherzo: nello scherzo l’intento è di divertirsi tutti insieme, non di ferire l’altro;

· un conflitto fra coetanei: il conflitto, come può essere un litigio, è episodico, avviene in determinate circostanze e può accadere a chiunque, nell’ambito di una relazione paritaria tra i ragazzi coinvolti.




Blu whale


Dietro al nome "Blue whale" si nasconde l'inquietante fenomeno del momento: una gara virale, nata in Russia su Internet, che spingerebbe i giovani a suicidarsi. Ma quanto c'è di vero? E che cosa possiamo fare noi genitori?
Si chiama Blue whale, balena blu, ma non ha nulla di naturale e romantico, come il nome potrebbe evocare. Infatti dietro queste due parole si nasconde l'inquietante fenomeno del momento, una gara virale scattata su Internet che spingerebbe i giovani al suicidio. Le vittime del macabro gioco arriverebbero già a 157, la maggior parte in Russia, anche se ci sarebbero casi anche in Europa, persino in Italia. Il condizionale è d'obbligo perché da quando i media hanno iniziato a occuparsi della vicenda non sono mancati i dubbi: è tutto vero o si tratta di una fake news? Cerchiamo di capirne di più.
Blue whale, un gioco nato in Russia
Tutto parte a febbraio 2017, quando su Internet comincia a circolare la fama di Blue whale. Sul più famoso social network russo Vkontakte si moltiplicano post e immagini legati dal tag #f57. Il meccanismo sembrerebbe 'semplice': l'utente viene contattato da un misterioso amministratore del gioco, che pare in possesso di informazioni compromettenti e quindi costringe la vittima a seguirlo in questa gara. Gara con regole e passaggi ben precisi che conducono l'utente a togliersi la vita. Gli step sarebbero addirittura 50 e in Rete si è diffuso l'elenco, con tanto di foto e dettagli. La vittima, per esempio, deve guardare video psichedelici, farsi dei tagli vicino alle vene, incidersi una balena sul braccio e così via, in un terribile crescendo di violenza fino al salto mortale da un palazzo.
Pochissime certezze
Di più non si riesce a sapere. “Sembrano credibili i 2-3 video che circolano e documentano i suicidi dei ragazzi” spiega Giovanni Ziccardi, professore di Informatica giuridica all'università degli Studi di Milano, autore del saggio Il libro digitale dei morti (Utet). “Il resto è avvolto nella nebbia. Ho provato a studiare siti e domini, ma per ora non esistono fonti certe. A San Pietroburgo hanno arrestato Philipp Budeikin, 22enne studente di psicologia, ideatore della gara. Ma per ora a lui e a Blue whale si possono ricondurre concretamente solo 16 morti, il resto
potrebbero essere tragedie slegate dal fenomeno. Anche il caso del giovane di Livorno potrebbe non essere collegato. Insomma, è presto per trarre le conseguenze ed è rischioso diffondere dubbi”.
I siti da evitare
Allora quali sono gli indirizzi e i siti “trappola”? “Dobbiamo usare il condizionale” prosegue Ziccardi. “Io farei attenzione a questo Vkontakte (https://vk.com/club200 è la versione inglese, la più diffusa fuori dalla Russia) e eviterei post, tweet e foto che usano l'hashtag #bluewhale. In queste ultime ore i social, come Instagram, stanno rispondendo agli utenti che lo utilizzano, chiedendo loro se hanno bisogno di aiuto. Ai genitori, invece, consiglio di controllare sempre cosa fanno i figli online, di condividere password e connessioni. Anche se proprio questo punto è il più controverso della faccenda: il gioco prevede che i partecipanti fuggano di casa nella notte, si taglino braccia e gambe... Come mai le famiglie non si sono accorte di nulla? Siamo forse davanti a una pericolosissima bufala che, però, sta coinvolgendo tanti adolescenti che decidono davvero di farla finita?”.
Il fenomeno non è nuovo
Oggi si discute di Blue whale, ma il legame tra le Rete e questi drammi è realtà. “Esistono diversi siti che istigano al suicidio o diffondono violenze e atti di bullismo” conclude l'esperto. “Demonizzare il mondo 2.0 è sbagliato, ma di certo Internet amplifica tutto, i social sono strumenti molto persuasivi e possono diventare pericolosi per le persone più fragili, che hanno già problemi seri. Infatti, anche se Blue whale è un fake, è verissimo il pericolo di emulazione, ovvero giovani che vogliono imitare quello di cui tanto si parla”.































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